l’Italia ha un primato mondiale per la produzione e l’ esportazione di quasi tutte le specie (nove) in cui viene abitualmente commercializzato. Il giro d’affari intorno al tartufo è imponente e pLe due specie principali e più famose sono il tartufo bianco e il tartufo nero, quello bianco è molto pregiato e raro. Entrambe vengono raccolte anche nelle Marche, e non solo in Piemonte come abitualmente si crede.
Ecco qualche informazione per conoscere e apprezzare al meglio il tartufo.
Il Tartufo è un fungo ipogeo (cioè che vive sotto terra) a forma di tubero che vive in simbiosi con le radici di alcune piante, quali, per esempio, la quercia, il tiglio, il nocciolo, il carpino e il pioppo.
Ha una massa carnosa detta “gleba”, rivestita da una sorta di corteccia chiamata “peridio”.
Il tartufo va pulito dalla terra solo pochi minuti prima del suo consumo, sotto l’acqua fredda, utilizzando uno spazzolino.
Il tartufo bianco va servito crudo, tagliato in sottili lamelle su cibi sia freddi che caldi, utilizzando l’apposito “tagliatartufi”. E’ l’ideale sulla fonduta, sui tagliolini e sul risotto, sui formaggi, sulla carne cruda, sull’insalata di funghi porcini e ovuli.
L’aroma del tartufo viene esaltato particolarmente sulle uova al tegamino.
Per gustarne al meglio l’aroma, il tartufo dovrebbe essere consumato il più presto possibile.
Esistono però alcuni accorgimenti che consentono di mantenerne il profumo e la consistenza anche a distanza di giorni. Eccoli:
Avvolgere ogni tartufo in tovaglioli di stoffa o carta senza asportarne la terra;
Sostituire i tovaglioli ogni giorno;
Conservare il tartufo in frigo permettendogli di “respirare”, ma è importante sapere che il suo profumo, sarà assorbito da latticini, uova e carni riposti nelle sue vicinanze.
Se il tartufo accenna a diventare “gommoso” al tatto, si consiglia di consumarlo immediatamente.